martedì 24 maggio 2016

STARCON 2016 - Giorno 1

C'è chi resuscita a date stabilite, c'è chi resuscita dopo il caffè mattutino, il mio blog resuscita puntualmente dopo il mio ritorno dalla STARCON. Io, per inciso, no, e sono ancora in versione Zombie (evito di dire Walking Dead giusto perché camminare mentre sono seduto al PC mi torna difficile, e, a dirla tutta, al momento evito volentieri a prescindere).

La mia routine è la stessa da anni, caschi il mondo (salvo che, ehm, capiti un qualunque altro problema ^_^;), e la giornata inizia sotto buoni auspici: il treno da Palo è puntuale, la giornata è bella nonostante freddo e pioggia degli ultimi giorni e tutto sembra tranquillo. Mi aggiro un po' senza meta per Bari come al solito in attesa che si faccia ora di andare a mangiare qualcosa e poi prendere il treno per Rimini. Ho ancora addosso maglioncino leggero e piumino e già mi sembrano troppo, ma so che dovrei trovare pioggia su e quindi me li porto dietro lo stesso. In valigia, per la convention, però, ho solo magliette, perché lo so già che all'interno, quale che sia il tempo, farà caldo.
L'ex-Spizzico ex-Mediterraneo ora-sto-ancora-cercando-di-capirlo, che era il luogo deputato ai miei pranzi di queste occasioni, adesso ha un menù più desolato di una pianura del Nevada (non che io ne abbia mai vista una, ma di sicuro ci sarà più roba da mangiare lì che in quel posto) e devio per l'ormai rodato Burger King. Niente gelatone, nonostante la tentazione, perché il mio intestino in questo periodo è più irritabile del solito, dunque via verso la stazione.
Anche il treno per Rimini arriva puntuale. Mi sistemo con cura in modo da trovarmi esattamente davanti alla porta della mia carozza (sì, sono bravo in queste cose, mai una volta che mi sistemassi in modo da trovarmi a comprare esattamente il biglietto vincente di qualche lotteria seria, però) ma... click, puff, niente... click, puff, niente... la porta non si apre.
Il capotreno mi dice di entrare da quella accanto (della carrozza precedente, vale a dire) ed eseguo, entrando nella carrozza deserta. Che pace. Trovo il mio posto, un singolo posto a sedere isolato senza altri sedili accanto né di fronte in quanto singolo e isolato e isolato e singolo e tutto mio e viaggio da solo e sono al posto singolo e... il capotreno mi dice che no, la carrozza è fuori servizio (eh?) e mi devono ricollocare in un'altra. Poco dopo mi ritrovo in un classico posto a quattro, per di più dal lato corridoio, 17B. Vabbe', se non altro sono solo.
Nonostante il piccolo inconveniente, il viaggio procede tranquillo e io vado avanti con la lettura di Black Magic Sanction (che finirò nel corso del viaggio) nonostante due tizie a ben quattro sedili di distanza che chiacchierano in continuazione a volume tale che mi sembra di averle sedute a lato (una per lato, a dirla tutta). La cosa si complica un po' quando a un certo punto arrivano due signore che affermano di avere i posti 16 e 17 (sì ma... 16 e 17 cosa, che ce ne sono quattro di ognuno?) e si muovono per il vagone con la grazia di due elefantesse in tutù, costringendomi più volte a fare scudo ai miei occhiali, poggiati sul tavolino, perché non arrivino a Bellaria in volo senza di me.
Il tempo peggiora man mano che saliamo, e passiamo dal sole alla pioggia. Il treno accumula quasi mezz'ora di ritardo, ma alla fine arriva a Rimini. Mi armo di ombrello ed esco a incontrare Marcello, ma non sta piovendo, per cui l'ombrello resta in tasca.
Oltre a Marcello, in effetti, avrei dovuto incontrare i neo-sposi (be', oddio, forse non tanto più neo) Alessandro e Darragh, che dovevano arrivare poco prima di me, ma scopro invece che il loro aereo ha fatto ritardo a Parigi facendo perdere loro la coincidenza e che quindi non arriveranno a Bologna prima di tarda serata. Mi rassegno a rivedere il primo (e conoscere il secondo) solo il giorno dopo.
Anche quest'anno, complice il condividere la stanza con Pierpaolo, so già di essere all'Eden hotel senza dover sguinzagliare spie e investigatori. Sul momento non ricordo se ci sia già stato in passato, ma poi faccio mente locale e mi rendo conto che sì, l'ho fatto, probabilmente nel 2014 (ancora non ho verificato ma provvederò) e dovrebbe essere il famoso hotel in cui la stanza era "credo al secondo piano". Dunque, andiamo subito lì, prendo la chiave della mia stanza (dopo una lunga, lunga ricerca per scoprire quale sia), salgo in ascensore e scopro che:
- la porta della camera fa doppio lavoro ed è utilizzabile anche come attrezzo ginnico, tanta è la forza che ci vuole per aprirla
- la stanza è dotata di ben un letto matrimoniale e due lettini a castello
Comunque sia, mi do una rinfrescata e scendo, non senza aver preso la copia di "La torre della purezza" riservata a Marcello, approfittando della penna alla reception per dedicarlo e firmarlo, visto che non me ne sono portata una. È più o meno l'unico momento in tutta la permanenza all'Eden in cui la mia vicinanza alla reception fa sì che compaia qualcuno a chiedermi se mi serve qualcosa (presumo sia perché temevano mi portassi via la penna, nonostante fosse debitamente legata a uno spago... si, "a", non "con").
Andando verso la porta ho l'impressione che stia diluviando. Esco aprendo l'ombrello ma niente, non mi si bagna neanche. Marcello però mi conferma che in effetti stava diluviando fino a che non sono uscito. Mah.
Vengo accompagnato al Centro Congressi e vado come prima cosa a recuperare il badge (cosa non sempre semplice) per poi notare la nuova disposizione negli ambienti interni. Il bar si è (ri)appropriato di quella che negli scorsi anni era la zona venditori, occupandola con tavolini e divanetti (sì, i divanetti che di solito avevamo in Sala Giochi, cattivi -_-), di conseguenza i venditori sono sulla destra dell'entrata e la postazione dell'ingresso è un po' defilata all'indietro, cosicché si può tecnicamente entrare e uscire senza passarci accanto (e infatti ho percorso mezza sala prima di rendermi conto di non aver passato il badge sotto il lettore, e torno indietro a rendere nota la mia presenza al sistema, nonché ritirare il programma).
La prima tappa è la Sala Giochi, chiaramente, dove incontro subito Federica. A un tavolo ci sono Davide e Alessio Candeloro, ma prima di salutarli devo assolutamente liberarmi di un po' di roba, e non solo quella che mi sto portando in mano (i giochi di comitato, qualche copia del libro e un po' di volantini dello stesso, oltre al programma appena preso) ma soprattutto di quella che ho addosso, perché, come previsto, dentro fa un caldo impressionante.
Intanto arriva in sala anche Angelo. Sto parlando con lui e Federica quando un'inquietante presenza alle mie spalle mi domanda dove sia il bando del pranzo di comitato di domenica. OK, più che un'inquietante presenza è Alessio, ma nelle giuste condizioni una cosa non esclude l'altra.
Ora, io dove sia il bando proprio non lo so, perché sì, il gioco è uno dei miei, ma ogni anno io stampo i bandi dei miei comitati e puntualmente li trovo già affissi al muro quando arrivo (avendoli condivisi su FaceBook) perciò quest'anno, quando mi sono reso conto che avevo dimenticato di stamparli, ho fatto spallucce e nulla più. Ovvio che questo fosse l'unico anno in cui anche Angelo e Fede non hanno provveduto.
Poco male, abbiamo in sala una stampante e non abbiamo paura a usarla. Paura no, problemi sì, visto che Angelo impiega la via più lunga e tortuosa per aprire i file dalla mia chiavetta e mandarli in stampa (via che include richiudere del tutto la chiavetta dopo il primo e dover quindi rifare tutto il giro per stampare il secondo... e siamo ancora a giovedì...)
È già quasi ora di cena e, recuperate le carte di Mutaforma in Tabula, che giocheremo... a Tavola, mi avvio verso la sala ristorante, non senza aver salutato altre persone prima, dopo e durante il tragitto, inclusi Sara e Daniele, quarto e quinto membro (in ordine di apparizione) dello staff Giochi di quest'anno, ridotto all'osso e in più occupato anche coi turni al Baby Club, di fianco al ristorante (e quasi sempre deserto). Matteo e Camilla, novelli sposi, quest'anno non hanno potuto esserci, peccato.
Il sesto e ultimo membro è Riccardo, che vedo arrivare mentre sono già a pattugliare il tavolo. Mi dirigo verso di lui per salutarlo, ma solo per vederlo schizzare via nella direzione opposta. Vabbe', rimandiamo.
C'è un po' di confusione al tavolo, che è da otto posti ma ne servirebbero nove (i giocatori sono otto, ma dovrei sedermici anche io). Un cameriere bloccato al volo mi aggiunge gentilmente un coperto e io rubo una sedia da un tavolo vuoto. Problema risolto, ma poi arriva Federica e dice che dovremmo essere in dieci. Aggiungiamo un altro posto, ma il decimo non arriva, poi arriva ma c'è solo il posto, senza sedia (e senza spazio, a dirla tutta). A quel punto, però, io ho già finito di mangiare e cedo la mia, dato che comunque moderare Mutaforma in Tabula stando in piedi è impossibile.
E qui è il caso di aprire una parentesi culinaria. Dopo il buffet di contorni dell'anno scorso, che si aggiungeva alla cena vera e propria, quest'anno l'intero pasto è a buffet. La parte contorni è rimasta ed è a libero accesso, per primi e secondi si fa la fila e si viene serviti "en passant". Per chi gestisce giochi ai tavoli ha una sua comodità, si può prendere tutto subito e autogestirsi in modo da non ritrovarsi a dover scegliere tra gioco e cibo. Qualche dubbio però sul sistema, almeno dal momento in cui ci viene chiesto di fare file perpendicolari ai banchi e non parallele. Con queste ultime si prendeva il primo, il secondo, si usciva dalla fila (in genere per andare a riempirsi i piatti al buffet) e fine. Con le file perpendicolari bisognava fare una fila per il primo, poi uscire da quella e fare una seconda fila per il secondo, il tutto perdendo più tempo e impicciando il passaggio nella sala, per cui chi doveva semplicemente andare da una parte all'altra, o aveva preso quello che voleva e doveva tornare a posto, era obbligato a passare in mezzo a una o entrambe le file. Mah.
Da notare che quest'anno la varietà di contorni era notevole, ma in cambio le patate, sempre presenti, erano in due sole opzioni, fritte o al forno, laddove ai vecchi tempi si industriavano per rifilarcele in ogni forma possibile così da non dare nell'occhio...
Alla fine facciamo due partite a Mutaforma in Tabula (vinte in entrambi i casi dai mutaforma, ma nella prima con un Ufficiale Scientifico/Veggente/Angelo Strazzella che riesce a farsi mettere in carcere al primo giro di votazioni per poi assistere impotente alla disfatta della federazione. Nella seconda, se non altro, l'ufficiale scientifico/Lucia individua un mutaforma, e il capo della sicurezza riesce a proteggere un federale, anche se non è sufficiente a sopravvivere).

Dopo cena ho necessità di fare un salto in albergo e ci arrivo per la strada più lunga perché sul momento non ricordo esattamente quale sia quella diretta (era "esci dal centro e vai dritto fino all'albergo..."). Passo di fianco alla tensostruttura (insomma, tenda) che ospita la Starcon Comics, ma dentro non ci vedo che banchi coperti da teli. Tra l'altro, la zona è stata transennata di modo che, tecnicamente, per entrare e uscire dalla solita via sia necessario o infilarsi tra le transenne in questione o attraversare la tenda, con la prima cosa assai più facile della seconda, visto che la tenda è aperta solo per poche ore nel pomeriggio.
Arrivato a destinazione mi avvicino alle porte dell'Eden e loro mi ignorano (sarà un segno?) Dopo aver cercato inutilmente un campanello e visto che, caso raro, c'è qualcuno in reception, busso, suscitando sguardi confusi per la situazione. Mi viene in qualche modo aperto e, quando torno giù, mi viene detto qualcosa su una batteria scarica (le porte sono a batteria? O_o) Fatto sta che da quel momento in poi avremo porte autogestite ad apertura manuale.

Torno in convention, stavolta per la strada diretta, e di lì a breve farò la conoscenza di Riccardo, un nuovissimo frequentatore che, scopriremo poi, di giorno lavora a uno degli hotel convenzionati (scopriremo molto poi, grazie ad Angelo, che si tratta del Piccadilly, proprio di fianco al mio). Con lui facciamo una partita all'Anno Domini del Dr. Who, dove non solo riesco più volte a piazzare deliberatamente carte sbagliate per poi scaricare "la colpa" su altri, ma, al terzo tentativo di chiusura (di cui uno sbagliato per UN MISERO ANNO), riesco anche a vincere, inaugurando un trend che mi porterò avanti fino alla fine (ma non fino all'estrazione di una lotteria sostanziosa, ahimè...)
Decido in piena coscienza di non girare da subito le sale perché così lo farò con calma quando arriverà Pierpaolo, che stavolta ha deciso di esserci sabato e domenica, così mi fermo soltanto a salutare Massimo Spettoli, che ha il banco praticamente all'ingresso, e dare un'occhiata al suo assortimento di quest'anno.
Tra varie ed eventuali, arriva il momento di chiudere per la giornata. Angelo e Federica, visto che piove, si offrono di darmi un passaggio in auto, tanto più che loro sono al Piccadilly.
Quando torno all'hotel, scopro che si è rotto anche l'ascensore. Poco male, dopo tutto sono solo al secondo piano, ma.... andiamo bene!
Dopo le abluzioni di rito e un'occhiata al mondo virtuale (quest'anno mi sono portato dietro il tablet all'uopo), mi appresto ad andare a dormire, puntando dritto al letto (di sotto) a castello, lasciando come al solito il matrimoniale a mio cugino perché non lo sopporto (il letto matrimoniale, non mio cugino). Lungo la via tasto il cuscino del matrimoniale stupendomi di non trovarlo floscio. Sto già pensando che forse, una volta tanto, non dovrò usare due cuscini (o uno piegato in due), quando scopro quello del mio letto e... uh... diciamo che ho visto strofinacci più spessi.
Un rapido scambio di cuscini dopo, sono a letto e, stranamente, mi addormento.

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